lunedì 16 giugno 2008

La polemica sull’elenco della popolazione temporanea: per il sindaco crescono i residenti-fantasma. Immigrati, numeri da primato.

13 set 2005
[FONTE: L'Arena on line]


Cito qui di seguito un articolo che ho trovato, di qualche anno fà, che conferma quanto sia bugiardo il Sig. Silvano Polo il quale, con comportamenti decisamente contrari, smentisce sè stesso e si conferma ipocrita oltre che razzista, bloccando personalmente le pratiche.
Il registro della popolazione temporanea è solo un palliativo atto a creare situazioni sanzionatorie a causa dei tempi burocratici.


San Bonifacio. L’elenco della popolazione temporanea sarà decisivo per capire come sta cambiando il paese e quanto davvero incide il fenomeno migratorio sulle dinamiche della popolazione. Il sindaco Silvano Polo non ha dubbi: gli extracomunitari che vivono a San Bonifacio sono ormai il 15% della popolazione, contro una media nazionale del 2,3%. Un dato record che, se confermato, proietterebbe il comune al primo posto nel Veneto, superando anche Arzignano, fermo al 14%.
Rispondendo alle critiche mosse alla proposta di istituire l’elenco della popolazione temporanea, Polo tiene a chiarire l’equivoco sulla concessione della residenza agli extracomunitari, che in passato sollevò un mare di polemiche. «Non è vero», dice, «che io chieda i documenti per rifiutare la residenza a chi è senza casa o senza lavoro: a chi non ha né abitazione né lavoro il sindaco è obbligato a rilasciare comunque la residenza.«La residenza viene rifiutata solamente a chi dichiara il falso. Infatti», spiega Polo, «secondo la circolare ministeriale numero 8 del 29 maggio 1995, citata dall’ex sindaco Antonio Casu, chiedo a tutti, italiani e stranieri, ciò che loro stessi hanno dichiarato, ma lo faccio esclusivamente per accertarne la veridicità, cioè chiedo la documentazione solo per verificare se le dichiarazioni sono veritiere.
«Del resto», aggiunge Polo, «la circolare ministeriale esprime l’opinione personale del ministro ma non ha valore giuridico: hanno valore solo la legge del 1954 e il decreto presidenziale del 1989, citato da Casu, che però non è un’altra legge ma semplicemente il regolamento attuativo della legge del 1954».In merito alla nota diffida del Prefetto, il sindaco dice: «Per me è rimasta lettera morta, dopo le spiegazioni che ho fornito assieme al mio legale». E aggiunge: «Le stesse organizzazioni sindacali, che avevano innescato tutta quella querelle sulla stampa, messe al corrente della prassi utilizzata, che è di controllo e non pregiudizievole al rilascio della residenza, hanno compreso le motivazioni che sono alla base della mia azione.
«Infatti», sottolinea Polo, «non ho mai rifiutato la residenza a nessuno: la residenza viene rifiutata soltanto a chi dichiara il falso, come risulta scritto sullo stesso modulo di domanda, perché la dichiarazione che sostituisce l’atto notorio ha rilevanza penale e quindi ritengo che non sia degno di avere la residenza chi dichiara il falso, così come l’ho rifiutata a quell’extracomunitario che ha aggredito, nel corso di un accertamento, un nostro vigile urbano e che è stato quindi processato per direttissima».
Sull’istituzione dell’elenco della popolazione temporanea, il sindaco fa notare che «non essere residenti significa anche non contribuire al pagamento dei tributi locali per i servizi generici, che il Comune tassa in forma generalizzata; inoltre», sottolinea Polo, «significa non consentire al Comune di ricevere dallo Stato la quota di compartecipazione all’Irpef prodotta sul territorio (gli ex trasferimenti) e anche l’addizionale Irpef comunale, che sono dedotti dal domicilio fiscale».Con l’attuazione dell’elenco emergeranno i cosiddetti residenti sommersi, un numero che il sindaco ritiene considerevole. «Se il fenomeno» dice, «si rivelerà sensibile e significativo agli effetti del bilancio comunale, presenterò allo Stato la richiesta per ottenere trasferimenti adeguati, altrimenti valuterò se mettere una tassa di soggiorno, come c’è in certi Comuni». Perché, spiega, «con il 12 per cento di extracomunitari, il cui reddito si aggira su 7.500-8.000 euro all’anno, dov’è la ricchezza che arriverebbe da questi al Comune, come si va dicendo? Lo sarà, caso mai, per i loro datori di lavoro, ma non per il Comune». Il sindaco ritiene infatti che il numero reale dei domiciliati a San Bonifacio si aggiri, come detto all’inizio, sul 15%.
Sulla formazione dell’elenco dei domiciliati, Polo replica all’ex sindaco Casu: «Senza un’ordinanza specifica, i domiciliati non verranno mai ad autodenunciarsi. E poi perché dovrebbe essere il Comune che va a cercarli? È ingenuo sostenere che deve essere la polizia municipale che va a scovarli: sa cosa significa in termini di costi? E perché», si chiede Polo, «non si è preoccupato di attivare questo controllo annuale durante la sua Amministrazione, quando cioè si è registrata la maggiore impennata di extracomunitari e ha iniziato a manifestarsi anche l’altro fenomeno, quello della fuga degli italiani da San Bonifacio?».
E conclude: «Stendo un velo pietoso sulla situazione in cui versava l’Ufficio Anagrafe: un caos, se si pensa che è in corso una indagine della Procura. Sono consapevole che l’immigrazione non si può eliminare, ma quella indiscriminata e priva di ogni controllo che si è verificata a San Bonifacio va certamente messa sotto osservazione seriamente, tant’è che nell’ultimo anno l’incremento è stato il più basso dal 1999, nonostante siano aumentati i motivi di "attrazione" che San Bonifacio rappresenta per gli stranieri».
[origine: http://www.larena.it/ultima/oggi/provincia/Aae.htm]

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