mercoledì 6 ottobre 2010

a volte ritornano...

Eccomi qua, dopo tanto tempo ho voglia di scrivere qualcosa.
Niente di speciale solamente volevo spiegare il perchè non ho piu postato.
Ebbene, questo Blog è nato come momento di sfogo nei confronti dell'ex sindaco silvano Polo, di una certa ipocrisia razzista e fin qua mi sembra d'avere fatto un discreto lavoro di controinformazione [nel mio piccolo].
Al momento delle elezioni comunali ho fatto la mia parte al primo turno, ma non sono andato a votare al ballottaggio, semplicemente schifato dai 2 candidati e dalle alleanze, era piu forte di me!
Così rischiavo di dare l'opportunità di essere rieletto il solito Polo, ma mi è andata bene!
L'attuale amministrazione è lontana dalle mie idee, ma finora non posso lamentarmi, d'altra parte qui in Veneto comanda la Lega di Bossi e il Partito di Berlusconi, sperare di piu non si poteva. Almeno la leghina a cui faceva riferimento l'es sindaco non si sente latrare tanto.
Poi, dopo questa cosa mi sono dedicato a fare un copia - incolla di articoli vari che evidenziavano la mala politica imperversante, ma alla fine a che pro? Anche se glielo spiattelli in faccia che sta sbagliando, l'elettore medio indigeno è fondamentalmente di destra, a nulla vale rendere noto i vari scandali di cui si rendono colpevoli i vari politici locali, oltre che nazionali.
E io non sono nessuno per far cambiare idea a nessuno, non ne ho voglia, senò diventa come la classica litigata da bar.
Quindi, mi sento libero di postare qualsiasi cosa, ovviamente con lo spirito che mi ha spinto ad aprire questo blog.
Un salutone a coloro che mi leggono ed un invito a lasciare commenti.

lunedì 9 agosto 2010

da L'Arena del 9.8.2010!

Roma, 9 ago. (Apcom) - "Dubbi legittimi" li considera il finiano Carmelo Briguglio, che sul sito di Generazione Italia si chiede: si sono mossi "pezzi di Servizi deviati" sulla vicenda della casa di Montecarlo "sulla quale Gianfranco Fini ha fornito risposte dettagliate e fin troppo sincere?". E l'esponente di Futuro e libertà chiede anche al presidente del Consiglio di smentire la richiesta di dimissioni del presidente della Camera avanzata dal portavoce del Pdl Capezzone. "Ragioniamo: in un Paese democratico e occidentale - scrive Briguglio - può accadere che la stampa di proprietà della famiglia del Primo Ministro (o a lui vicinissima o da lui 'controllata') possa imbastire una violenta campagna mediatica contro il presidente di un ramo del Parlamento? A questa domanda rispondiamo noi: in nessun Paese europeo, in nessuna democrazia occidentale, può accadere qualcosa del genere. Soprattutto perchè né Angela Merkel, né David Cameron, né Nicolas Sarkozy o Josè Luìs Zapatero e tantomeno Barack Obama possono essere proprietari o possono avere familiari proprietari di giornali o televisioni". "Torniamo in Italia. Può accadere ancora - prosegue Briguglio - che l`aggressione giornalistica sia condotta da quei media così direttamente legati al capo del Governo, non casualmente, ma in coincidenza perfetta con i tempi della crisi politica e 'personale' tra le due alte cariche dello Stato e fondatori del maggior partito del Paese? Più precisamente: si può sollevare da parte della stessa stampa uno 'scandalo' (che non è scandalo, come non lo fu, se non al contrario, il caso-Boffo) né prima né dopo, ma proprio quando uno dei due decide di dare vita a un soggetto politico autonomo in dissenso dal premier-capo del partito che lo ha espulso? E` da Paese normale che parte della stessa stampa sguinzagli per il Paese inviati per indagare sulla vita privata e familiare degli oppositori interni del premier?". "Ferma restando la libertà di informazione e il rispetto per la professione, chiunque sia ad esercitarla, è legittimo - continua il deputato di FLI - avanzare non diciamo dei sospetti ma almeno dei dubbi, se una delle due firme dell`inchiesta del Giornale contiene il cognome di un notissimo direttore dei servizi segreti al tempo coinvolto nell`affaire-Sisde e poi condannato da un tribunale della Repubblica? E` una coincidenza? E` un`omonimia? O è una parentela? E visto che siamo in tema, c`è qualche dossier confezionato, stavolta non da un`ipotetica gendarmeria vaticana, ma da pezzi deviati dei Servizi alla base della vicenda della casa a Montecarlo sulla quale Gianfranco Fini ha fornito risposte dettagliate e fin troppo sincere? Qualcuno ha pensato, a prescindere dalla consapevolezza dell`utilizzatore finale, di fare un favore al Capo? Sono domande che ci poniamo. Presto o tardi arriveranno le risposte. A parte la magistratura per la parte di sua competenza, le risposte le daranno la politica, gli osservatori e soprattutto i cittadini che nessuno creda siano gli eterni bambini degli standard pubblicitari". "Ma c`è una domanda alla quale solo Sivio Berlusconi non solo può ma deve dare una risposta: se il portavoce del suo partito chiede ufficialmente le dimissioni del presidente della Camera, è questa la linea ufficiale del Pdl e del suo leader che è anche il presidente del Consiglio? Lo vorremmo sapere. Se non siamo indiscreti", conclude il finiano.

mercoledì 23 giugno 2010

Governo Ghedini

19/06/2010
Andiamo con ordine perché la vicenda è complicata e le notizie sono addirittura tre.
Il protagonista è Niccolò Ghedini il quale, nella sua qualità di legale di fiducia del premier, è anche parlamentare della Repubblica e alterna la difesa di Silvio Berlusconi nelle aule dei tribunali con la stessa attività nell'aula del Parlamento.
Niccolò Ghedini è un avvocato molto invidiato dai colleghi. Mentre quelli, per salvare i loro clienti, devono affannarsi a studiare le leggi, Ghedini può cambiarle.
Ed è un legislatore zelantissimo. La sua ultima fatica è la legge che limita le intercettazioni telefoniche in nome della privacy.
Un paio di anni fa, quando la privacy non era ancora il primo dei suoi pensieri, l'avvocato Ghedini venne a sapere di un tale che chiedeva con insistenza di essere premiato per una violazione della privacy. Una delle più clamorose della storia del dopoguerra. Questo signore raccontava di aver fatto avere al più importante cliente dell'avvocato Ghedini un piccolo brano di un'intercettazione telefonica acquisita in modo illegale nella quale si sentiva la voce di Piero Fassino, all'epoca leader del principale partito di opposizione, che diceva qualcosa come «abbiamo una banca». Era una roba senza alcuna rilevanza penale, ma succulentissima sul piano giornalistico e fruttuosa sul piano elettorale: il quotidiano della famiglia del principale cliente dell'avvocato Ghedini montò una campagna di stampa ad alzo zero. Fatto sta che questo signore, non avendo avuto dal cliente dell'avvocato Ghedini il premio che si aspettava, decise di rivolgersi all'avvocato Ghedini in persona. Ed ebbe anche una chiacchierata con un assistente del suo studio.
Il destino poi ha voluto che tutta questa vicenda arrivasse alle orecchie della magistratura di Milano proprio mentre l'avvocato Ghedini era impegnatissimo sul fronte della privacy. Infatti, ha fatto sapere ai magistrati che volevano interrogarlo come testimone di non potersi presentare. Finché i magistrati si sono scocciati e hanno deciso di ordinarne la convocazione coatta. E siamo alle tre notizie.
La prima è che l'avvocato Ghedini ha scritto un'interrogazione parlamentare per denunciare la protervia del pubblico ministero di Milano e per chiedere al suo collega nel collegio di difesa del premier, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, di inviare i suoi ispettori. Evento che renderà l'avvocato Ghedini ancora più invidiato dai colleghi. Se fino ad ora aveva potuto solo cambiare le leggi, adesso potrà dire di poter cambiare anche i giudici. Se per disgrazia gli andasse male, potrà avvalersi del piano b, detto anche "soluzione Brancher". Ed ecco la seconda notizia: Aldo Brancher è il nuovo ministro del nuovo ministero "per il federalismo" e questo gli consentirà di essere "legittimamente impedito" a presenziare alla prossima udienza del processo nel quale è accusato di appropriazione indebita.
La terza notizia, che scaturisce dal combinato disposto delle prime due, è che l'avvocato Ghedini, se non riuscirà a cambiare il giudice, sarà presto il ministro del nuovo ministero «per la Privacy».
Forza italia!

mercoledì 28 aprile 2010

Ecco la Casta: la maggioranza vota no ai soldi per i lavoratori

Eccola qui la Casta, nel senso più deteriore del termine. Martedì pomeriggio, Camera dei deputati. Aula piena, si votano «misure straordinarie per il sostegno del reddito e la tutela di determinate categorie di lavoratori». Il gruppo Omega, ad esempio, quello che comprende i dipendenti dell’ex Eutelia: migliaia di lavoratori da mesi senza stipendio, e senza neppure la cassa integrazione. E invece niente, il centrodestra ha detto no. Niente soldi per i lavoratori, che a gennaio avevano fatto un sit-in bloccando per ore via del Corso, davanti a palazzo Chigi, e ricevendo vaghe promesse.

Tavoli su tavoli, ma neanche una lira. Tutti rossi, ieri pomeriggio, i pulsanti sui banchi del centrodestra: 261 no, tra chi leggeva le pagine sportive dei giornali, chi stava al cellulare, chi rideva e chiacchierava in capannelli. No anche all’allungamento della cassa integrazione ordinaria da 12 a 18 mesi, per dare fiato alle aziende in crisi: altri 261 no, senza una crepa tra i banchi della maggioranza, niente finiani dissidenti stavolta. Erano i due emendamenti che il Pd aveva portato in aula (si è riusciti a votarli solo dopo che Fini ha accolto la richiesta di Franceschini, la maggioranza avrebbe voluto insabbiare la legge in Commissione) per salvare le due proposte, che fino alla settimana scorsa erano state pazientemente cucite riuscendo ad avere l’ok del centrodestra. Poi il dietrofront: «Non ci sono le coperture», hanno spiegato i berluscones, su mandato di Sacconi e Tremonti. «Falso», secondo i democratici, che hanno proposto di mettere mano «al fondo per gli straordinari, che è dormiente, visto che da quando è iniziata la crisi non se ne fanno più», come ha spiegato Cesare Damiano. «Si poteva anche tassare del 2% i redditi sopra i 200mila euro».

BERSANI: UNA VERGOGNA «Una vergogna, davvero scandaloso che il governo si arrampichi sui vetri per non dare risposte vere a chi ha ammortizzatori in scadenza e chi è da tempo senza protezione», dice Bersani, in aula come tutti i big del Pd. E Franceschini: «Quando sono nei loro territori chiedono interventi per i lavoratori, poi vengono qui e votano contro...». Sui banchi del governo il sottosegretario al Welfare Viespoli, che sulla cig rimanda alla «riforma organica» e sull’Eutelia dice: «Da tempo è aperto un tavolo a palazzo Chigi...». «E cosa mangia la gente, i tavoli?», gli risponde Bersani. Mentre Fabrizio Potetti, che segue la vicenda per la Fiom, spiega: «Da gennaio il tavolo non è più stato convocato, almeno 1200 persone sono senza stipendio da novembre e per avere materialmente in tasca la cassa integrazione passeranno altri mesi. Quella norma poteva dare un po’ di sollievo». Poteva, appunto, ma il centrodestra ha detto no. Non sono serviti i numerosi appelli dai banchi delle opposizioni (unitissime, in questa occasione), dal moderato Udc Delfino («Altro che tavoli, il governo dovrebbe aprire i cordoni della borsa)», fino a Barbato dell’Idv che ha parlato di un «governo da rincorrere in piazza con i forconi». Nel mezzo tanti deputati Pd, tutti a ricordare i mutui di quelle famiglie che non arrivano a fine mese, a chiedere alla maggioranza «un gesto di civiltà».

L’IMBARAZZO DEI LEGHISTI In imbarazzo il relatore Cazzola (Pdl), che aveva lavorato all’intesa col Pd e poi si è rimesso in riga: «Mi assumo la mia parte di responsabilità». E anche i leghisti, tanto che il governatore e capogruppo Cota, dice Bersani, «è uscito dall’aula al momento del voto sull’Eutelia». E replica piccato al leader Pd: «Stia zitto, entro lunedì saremo in grado come Regione Piemonte di provvedere con la cassa integrazione in deroga per Eutelia». E Sacconi: «Tutto un problema creato sul nulla, trovatemi un solo cassintegrato che avrà danni da questa norma».

giovedì 25 marzo 2010

L'insostenibile costo di Fede


Fede costa agli italiani 350.000 euro al giorno. Dal primo gennaio 2006, con effetto retroattivo. La Corte di Giustizia Europea ha condannato l'Italia a una multa di circa 130 milioni di euro all'anno se Rete 4 non cederà a Europa 7 le frequenze che Testa d'Asfalto ha in concessione dallo Stato. Per l'Europa l'assegnazione delle frequenze in Italia non rispetta la libera prestazione dei servizi e non ha criteri di selezione obiettivi.
La sentenza europea è la terza a favore di Europa 7 dopo quelle della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato. Testa d'Asfalto toglie l'ICI, ma introduce il canone Fede. Non ci sono conflitti di interessi? Perchè gli italiani devono pagare per guardare Fido Bau ogni sera? Se il concessionario pubblico di tre reti nazionali Testa d'Asfalto non sposterà Rete 4 sul satellite gli italiani alla fine del suo prossimo glorioso quinquennio pagheranno circa UN MILIARDO di euro di multa considerando gli arretrati.
Testa d'Asfalto è un genio, oltre alla concessione pubblica, la pubblicità a pagamento su tre reti avute in eredità da Craxi, avrà anche il finanziamento pubblico. Il ministero delle Comunicazioni non c'è più. In realtà non c'era neppure prima. Gentiloni che potrà dedicarsi di più al tennis con Ermete invece di passare lunghi week end ad Arcore.
L' Agcom con il supporto del PD e della Repubblica e della Finocchiaro e di Topo Gigio è impegnata a tempo pieno sul pericoloso Travaglio. Se pò fà. Con i nostri soldi se pò fà.
Per sapere quanto stiamo versando al Presidente del Consiglio per non applicare le sentenze su Rete 4 scaricate e diffondete il banner. E' bello contribuire al successo economico di Testa d'Asfalto con le nostre tasse.