sabato 28 febbraio 2009

Polo non vota il bilancio Colpa del patto di stabilità

Tra le continue bestialità che sta dicendo, l'unica cosa positiva è che dice che non si ricandiderà!
Finalmente una buona notizia!!!!


Il sindaco risolleva il problema dei vincoli dello Stato che impediscono di finanziare i cantieri «In cassa ci sono 8 milioni destinati ai lavori ma posso arrivare solo a 2,9 altrimenti rischio di pagare di persona»
28/02/2009
Il sindaco Silvano Polo torna alla carica sul patto di stabilità
«Il patto di stabilità mi impedisce di pagare chi lavora? E io il bilancio non lo voto». Allo scadere dei termini di legge per l'approvazione del bilancio di previsione in Giunta (l'ultimo giorno utile sarà lunedì 2 marzo), il sindaco di San Bonifacio, Silvano Polo, si mette di traverso: «Nel 2009 sono stati previsti pagamenti per opere pubbliche pari a 8 milioni di euro, che nelle casse del Comune ci sono, ma i vincoli del patto di stabilità consentono pagamenti solo fino a 2,9 milioni. Un bilancio come questo, disegnato dai funzionari del Comune sui vincoli, è un bilancio tecnico né più né meno di quel che si farebbe se il Comune fosse commissariato. Siccome di politico o di amministrativo non c'è nulla», annuncia Polo, «non lo voterò».Questa è l'intenzione del sindaco della Liga Veneta Republica, a meno che «i revisori dei conti e la ragioneria del Comune escludano che io personalmente possa essere denunciato per inadempienza ai contratti e sia costretto a rispondere in solido di tasca mia. L'alternativa», aggiunge Polo, «è infischersene del patto ignorando i vincoli. Ma anche in questo caso rischio del mio perché potrei essere chiamato a rispondere, dalla Corte dei conti, di danno erariale».Polo, dunque, quando Giunta e Consiglio comunale saranno chiamati all'approvazione del bilancio, spiegherà la sua scelta e non parteciperà alla votazione. «Se gli investimenti sono legittimi, ovvero sono regolari e pertinenti perché il Comune aveva e ha accantonato i fondi per darvi copertura, allora è sacrosanto e giusto pagare chi ha lavorato, non c'è patto che tenga. In altre parole, io non ci metto la faccia perché se tutti gli atti relativi al bilancio sono stati legittimi la situazione non può diventare illegittima. I debiti vanno pagati, sennò si fa un danno ai creditori. Non dimentichiamo che l'Associazione dei costruttori edili ha presentato ricorso a Bruxelles, contro l'Italia, per 90 miliardi di euro, perché opere fatte non vengono pagate».Sono settimane che tra sindaco e ufficio segreteria prosegue una fitta corrispondenza via mail sull'argomento; anche ieri mattina in municipio erano al lavoro i revisori dei conti per cercare una soluzione. Ed è lo stesso ufficio ragioneria a precisare che le voci del bilancio sono state condivise col sindaco. Polo sbotta: «Come no? L'unica cosa concordata con gli uffici sono i tagli, o meglio la scaletta delle priorità per arrivare a 2,9 milioni di euro». Tant'è che l'altro giorno il sindaco ha sostanzialmente rinunciato a protestare chiedendo alla ragioneria di rifare il bilancio «come se il Comune fosse retto da un commissario prefettizio».Caserma dei carabinieri, terza scuola materna, piscina, ampliamento del cimitero, nuovi svincoli sul ponte delle Quattro strade: «Sono solo alcune delle opere che portano il conto a 8 milioni di euro. In quattro anni abbiamo fatto lavori per 40 milioni, ma adesso dico basta perché voglio dare un segnale forte alla cittadinanza, voglio che si capisca cosa significa fare il sindaco oggi».Il messaggio è rivolto anche a chi lo sostituirà sulla poltrona di primo cittadino, «e la storia del bilancio spiega una volta di più perché ho deciso di non candidarmi». E torna al cuore del problema: «Non voterò, non voglio portarmi via il rischio di essere chiamato, nel tempo, a rispondere di scelte non mie, e di tasca mia!».
Paola Dalli Cani

giovedì 26 febbraio 2009

Le ronde, affare della destra. Girano truppe Nere e Verdi

Il 10 novembre, al primo giorno di ronda, Lucia Spinato Corazza comunicò ai vigili sulla frequenza Special 5: «Qui al parco i problemi più grossi sono i cani e qualche ragazzo maleducato che usa i giochi dei bambini». Trasmetteva da un quartiere periferico di Verona, la città di Flavio Tosi e della Lega. Per questo, la più zelante in materia. E i successi vennero subito confezionati per la stampa: «Oggi gli assistenti civici (sic!) hanno messo in fuga tre posteggiatori abusivi di colore».Lo zelo, si diceva. Troppo. Comunicato stampa dello stesso comune, due settimane dopo: «L’Amministrazione, con una lettera del comandante della polizia municipale Luigi Altamura, ha chiesto all’Associazione La Cancellata di provvedere a non utilizzare più per la Vostra aderente Sig.ra Lucia Spinato Corazza». Sempre lei, la caposquadra, “denunciata” da un cittadino veneto che si era visto porgere un volantino della Lega Nord.Ronde e propaganda: sono cronache dell’Arena, il quotidiano della città veneta ma la politicizzazione della sicurezza è l’affare che mette in competizione i partiti della destra. La Lega vuole monetizzare: sono i pionieri di questa pratica (cominciarono nel 1995 a Voghera con le ronde padane) e sono i risarciti di questo decreto legge governativo. È per loro, prima ancora che per i cittadini: «Con quei soldi - 100 milioni - si potevano assumere 3 mila agenti e assicurare gli italiani in modo più appropriato» ha fatto presente Enzo Letizia, segretario nazionale dell’associazione funzionari di polizia.Si è preferito battere la strada dietro ai politici del Carroccio, di An, della Destra di Storace, e degli estremisti di Forza Nuova e Fiamma tricolore. «Credevamo superati questi tempi», si allarmano i sindacati di Polizia in un documento unitario, «questa è la resa dello Stato. Le ronde saranno inutili». Questo epitaffio per ora è avvalorato dai fatti: nessun dato ufficiale testimonia una diminuzione dei reati nelle zone già pattugliate dai volontari. Sono comparazioni acerbe, ma a Verona i reati erano già calati del 25% nell’anno precedente all’inizio delle ronde, e se Milano vanta da parte dei suoi “angeli di città” ben 357 interventi in due mesi bisogna considerare che si tratta spesso di segnalazioni contro il degrado urbano. Proprio i city angels milanesi «sono il modello» delle ronde a venire, quelle istituite per decreto legge. «Una cornice normativa che per concretizzarsi dovrà essere specificata», per il prefetto di Firenze Andrea De Martino, «ed è davvero prematura ogni iniziativa operativa sul territorio», con l’impiego di chissà chi.Questo è il punto: in sostanza il decreto per ora serve solo a “legittimare” la filosofia del fai-da-te, con ricaschi pericolosi, se è vero che la questura di Padova ha dovuto revocare il porto d’armi sportivo ad alcuni imprenditori che nottetempo uscivano di pattuglia e quando potevano s’addestravano al poligono con armi da guerra: kalashnikov, fucili d’assalto e pistole. Questi “assistenti civici” adesso hanno il gradimento del governo. Che si allinea alla battuta degli Skinheads di Verona: «Bisogna difendersi da soli, lo diciamo da vent’anni». Altro non si capisce: chi seleziona chi, e come: per esempio, la Toscana ha a disposizione un esercito di volontari, attivi in 3 mila e 500 enti: sarebbero tagliati fuori dal decreto. A Verona basta «un breve corso formativo», e sono «quasi tutti ex appartenenti a forze di polizia o corpi di vigilanza». Per ora si ragiona per prassi e per «quasi tutti...».Se il decreto è fumoso, e serviranno altri sessanta giorni per chiarire ambiti operativi e requisiti non si capisce come faccia la Lega a promettere entro un mese ronde operative in tutto il Nord, come se interpretasse i decreti legge come sanatorie. E così tutto questo agitarsi, simulare, annunciare dai vari municipi e quartieri d’Italia ha il solo scopo di mettere una bandiera politica - nera o verde - sopra questa guerra all’insicurezza. Con posizioni perfino paradossali: dalla Marca, cuore verde, il prosindaco di Treviso Giancarlo Gentilini - mai secondo a nessuno in stravaganze - ha sempre ritenuto insensate le ronde, e non le ha mai istituite.«Perché no?» si domanda invece pochi chilometri più a nord il sindaco democrats di Pordenone. Meno dubbi attraversano i pensieri della Fiamma Tricolore di stanza a Trieste, che ha già informato su prossime brigate di pattuglia intitolate alla memoria di Ettore Muti, gerarca fascista, aviatore dell’impresa fiumana narrata da D’Annunzio. Mentre a Roma per ora si ricorda l’ardita azione delle sei ragazze capitanate da Stefano Ambrosetti, pasdaran di Storace: l’altra sera all’Eur - bazzicando fra il laghetto e i parcheggi - scoprirono una vecchia Panda rossa assai sospetta.

venerdì 20 febbraio 2009

Libero, elegia del fascismo


Una prima pagina inquietante: dall'apologia all'elegia del fascismo. Il titolo: Marcia sulle banche. Catenaccio: "Berlusconi a sorpresa lancia la proposta di nazionalizzare gli istituti. Come fece Mussolini che salvò l'Italia...." Non bastasse, a corredo, c'è una vignetta di Benny (omen nomen) in cui il capo del governo è rappresentato come un gerarca: maglia nera, fez con aquila appollaiata sul fascio, mascella volitiva. Insomma, il quotidiano di Feltri lo dice chiaro: Berlusconi è come il duce. Senza giri di parole. Naturalmente Palazzo Chigi non commenta, non smentisce. Segno che il paragone non disturba affatto il presidente del Consiglio. Che in effetti, dal ventennio, non ha mai preso le distanze. Non basta. Sul tema della nazionalizzazione delle banche, a pagina 6 c'è un articolo di Nino Sunseri. Il titolo è "La mossa del Duce che mise in salvo l'economia italiana". Ecco l'attacco del pezzo: "L'idea dello Stato banchiere non è proprio nuovissima. L'aveva già avuta settantasei anni fa un altro cavaliere. Si chiamava Benito Mussolini e non si può certo dire che fosse meno noto di Silvio". No, non si può dire fosse meno noto, tristemente noto. In ogni caso il paragone è calzante e se lo scrive "Libero" c'è da crederci. Allarme, son fascisti. E non fanno nulla per nasconderlo. Anzi, per loro è motivo d'orgoglio.

Giornale di Bucarest contro Maroni. «Ha assunto rumeni in nero». Lui lo querela

di Alessia Grossi

E CI MERAVIGLIAMO?

«Il ministro dell'Interno italiano Roberto Maroni ha assunto romeni in nero». Con questo titolo in prima pagina il giornale romeno «Cotidianul», accusa Roberto Maroni di essersi rivolto, tra il 1998 e il 2000, quando era ancora deputato, al console romeno a Milano Iulia Buje per chiedere di accelerare le pratiche per regolarizzare tre romeni con il visto scaduto. Nel sommario il giornale spiega: «Ora egli è ministro degli Interni italiano e tra i più violenti dei politici contro i rumeni immigrati». «Iulia Buje che era allora console di Milano – scrive "Cotidianul" – dice di aver parlato personalmente con Maroni, che voleva discutere la situzione di tre rumeni che lavoravano per lui, tra cui un governante». La Buje avrebbe anche detto al giornale che «Maroni, che nel 1994-1995 era stato ministro degli Interni, sapeva che i romeni lavorassero illegalmente e che a causa delle difficoltà ad ottenere i permessi di soggiorno molti italiani preferivano far lavorare in nero i romeni per non pagare le tasse». Il ministro dell'Interno, dunque - ha aggiunto la console ad una altro quotidiano romeno «Adevarul» - «mi ha chiamato per chiedermi di aiutare i tre a non fare la fila per ottenere la dichiarazione di identità». C'è da dire che la Buje ha precisato di «non sapere se questi romeni già lavoravano» per Maroni «o dovevano ancora cominciare a lavorare». Pronta arriva la smentita del portavoce del ministro dell'interno, Isabella Votino, la quale, interpellata dall'agenzia stampa Ansa sui fatti riferiti dal giornale romeno, ha annunciato che il titolare del Viminale sporgerà querela.«La notizia è totalmente inventata», ha dichiarato la portavoce del ministro. «Maroni - ha aggiunto - non ha mai avuto collaboratori domestici romeni». Anche perché – scrive il Cotidianul – la portavoce ha detto che il ministro non «ha una fabbrica e perciò non aveva certo bisogno di assumere lavoratori». Ma quando il giornale ha detto di sapere che i tre rumeni erano personale domestico, pare che Isabella Votino abbia risposto di «non discutere la vita privata del ministro». «Il ministro - ha detto ancora la portavoce - ha pertanto dato mandato ai suoi avvocati di procedere legalmente». Maroni ha anche «informato della vicenda il ministro degli Esteri Frattini - ha concluso Isabella Votino - con cui ha parlato delle iniziative da assumere sul piano diplomatico qualora fosse accertato che il console abbia realmente rilasciato alla stampa romena queste incredibili affermazioni destituite di ogni fondamento».Così il giornale sostituisce la notizia con quella della querela e del rischio dello scandalo diplomatico. Ma Iulia Buje non ne ha solo per Maroni. «Altri politici sono intervenuti per i loro dipendenti rumeni, uno dei quali è Pier Ferdinando Casini».
20 febbraio 2009

domenica 15 febbraio 2009

Battaglie per il dialetto e benedizioni in latino

Dall'Arena del 15/02/2009

Strana gente, i leghisti. Almeno certuni e a certi livelli. Da una parte si battono per la cultura popolare e l'identità veneta- tanto che l'assessore provinciale alle medesime, Gianni Panato, fa le conferenze stampa in dialetto-, dall'altra vanno in cerca di benedizioni in latino. Sia chiaro: chi scrive adora il dialetto, sua lingua quotidiana, e auspica in un ritorno del vero latino nelle scuole. E ascolterebbe pure volentieri qualche messa nella lingua di Cicerone. Ma come fare a non vedere la contraddizione culturale, antidemocratica e fuori dalla storia? Il dialetto, è il bis-bis- bisnipote del latino, ma è totalmente diverso dall'illustre avo. Tanto che quando la Chiesa usava il latino i nostri nonni lo «traducevano» ad orecchio. E così «libera nos a malo amen» diventava «maluame»); il requiem diventava il «rechie» e a chi si produceva in dotte citazioni latine replicavano: «Basta paternostràr». Aggiungendo subito: «Parla come te magne e non rompar i santissimi». M.P.

martedì 10 febbraio 2009

Tecnica di un colpo di Stato

Mi piace Marco Travaglio!

A lui non frega nulla di Eluana. A lui interessa affermare il principio che una sentenza definitiva può essere ribaltata per decreto, o per legge ordinaria, o per legge costituzionale. A lui non frega nulla della vita e della morte. A lui interessa compiacere il Vaticano con un decreto impopolare ma a costo zero, fatto già sapendo che il Quirinale non lo firmerà, dunque senza pagare alcun prezzo di impopolarità. A lui non frega nulla delle questioni etiche. A lui interessa coprire il colpo di mano contro la giustizia e la civiltà: i medici trasformati in questurini e delatori contro i malati clandestini; le ronde illegali legalizzate; le intercettazioni legali proibite; gli avvocati promossi a padroni del processo, che faranno durare decenni convocando migliaia di testimoni inutili per procacciare ai clienti ricchi l'agognata prescrizione; i pm degradati ad «avvocati dell’accusa», come negli stati di polizia, dove appunto la polizia, braccio armato del governo, fa il bello e il cattivo tempo senza controlli della magistratura indipendente; dulcis in fundo, abolito l'appello del pm contro l'assoluzione o la prescrizione in primo grado, ma non quello del condannato (non hai vinto? Ritenta, sarai più fortunato), sempre all'insegna della «parità fra difesa e accusa». Tutte leggi incostituzionali che, dopo il no del Quirinale al decreto contra Eluanam, hanno molte possibilità in più di passare. Per giunta, inosservati. Parlare di colpo di Stato è puro eufemismo. E poi, che sarà mai un colpo di Stato? Se la Costituzione non lo prevede, si cambia la Costituzione.

lunedì 9 febbraio 2009

«Italia verso il baratro delle leggi razziali»


Se perfino "Famiglia Cristiana" lo dice......che siamo in un paese razzista e che siamo a livello della Germania nazista.......non sarà che il verde è ora di moda? dopo le camicie brune o nere?




«L'Italia precipita, unico Paese occidentale, verso il baratro di leggi razziali, con medici invitati a fare la spia e denunciare i clandestini, cittadini che si organizzano in associazioni paramilitari, al pari dei "Bravi" di don Rodrigo, registri per i barboni, prigionieri virtuali solo perché poveri estremi, permesso di soggiorno a punti e costosissimo». È quanto scrive Famiglia Cristiana di questa settimana nell'editoriale dedicato agli ultimi provvedimenti del governo sulla sicurezza.«Il ricatto della Lega di cui sono succubi maggioranza e presidente del Consiglio, mette a rischio lo Stato di diritto» e «così l'Italia, già abbastanza» cattiva «con i più deboli, lo diventerà ancora di più: si è varcato il limite che distingue il rigore della legge dall'accanimento persecutorio». Le misure del governo, secondo il settimanale dei Paolini, rappresentano «il soffio ringhioso di una politica miope e xenofoba, che spira nelle osterie padane» e che «è stato sdoganato nell'aula del Senato della Repubblica». Eppure, continua l'editoriale, non c'è stata «nessuna indignazione da parte dei cattolici della maggioranza, nessun sussulto di dignità in nome del Vangelo: peccano di omissione e continuano a ingoiare rospi padani senza battere ciglio, ignari della dottrina sociale della Chiesa». Mentre, conclude l'editoriale, «la Lega esulta: finalmente, il bastone padano, evocato da Borghezio nel 1999, oggi è strumento d'ordine autorizzato dal Parlamento».Ad ottobre il settimanale aveva pesantemente attaccato il governo per il provvedimento sulle "classi ponte". «Il primo provvedimento razziale del Parlamento» scriveva Famiglia Cristiana che «fa scivolare pericolosamente la scuola verso la segregazione e la discriminazione» e accoglie un concetto che «in altra lingua si chiama apartheid». Oggi il nuovo affondo. «Sono profondamente indignato e offeso dalle deliranti dichiarazioni di Famiglia Cristiana che accusa me, il Governo e il Parlamento Italiano di approvare vere e proprie leggi razziali» è stata la risposta del ministro dell'Interno Roberto Maroni dopo l'attacco del settimanale dei Paolini. Quello di Famiglia Cristiana, prosegue il titolare del Viminale «è un attacco di violenza inaudita nei toni e nei contenuti». «Tanto più inaccettabile - dice Maroni - in quanto si fonda su presupposti palesemente falsi: le norme del pacchetto sicurezza all'esame del Parlamento italiano sono già in vigore in molti Paesi europei, senza che i governi di questi stessi paesi siano mai stati insultati con tanta violenza come Famiglia Cristiana fa regolarmente con quello italiano».

ELUANA E LO SPUDORATO

Vale la pena leggere questo articolo apparso appena dopo la scompasa di Eluana Englaro.




La foto che manca

di Giovanni Maria Bellu

Guardate bene quelle foto. I giornali domani ne saranno pieni. Le televisioni inonderanno le case degli italiani con l’immagine di Eluana. E taceranno il fatto che quella ragazza, la ragazza sorridente delle foto, non esiste più da diciassette anni.Il presidente del Consiglio, con la tempestività dello specialista di marketing, ha immediatamente avviato la seconda fase dell’operazione-Eluana. La sua prima dichiarazione è chiara fino alla spudoratezza. "E’ stata resa impossibile l'azione per salvarla".Guardate quella foto e osservate la curva dei sondaggi. Cinque giorni fa due italiani su tre condividevano la scelta di Beppino Englaro. Ieri il paese era diviso a metà. Nel mezzo c’è stata una delle più colossali operazioni di disinformazione del dopoguerra. Sarà interessante e istruttivo studiarla. Perché la campagna mediatica della tragedia di Eluana Englaro è la dimostrazione evidente dei danni che la cosiddetta “anomalia italiana” è in grado di produrre nella libera formazione del consenso.La tempestività con cui Silvio Berlusconi ha diffuso la sua dichiarazione chiarisce a tutti quelli che ancora non se n’erano accorti il senso dell’intera operazione: attribuire la morte di Eluana Englaro al capo dello Stato e all’intera opposizione. Con qualche venatura di “giallo” come ha potuto constatare chi, poco fa, si trovava davanti alla televisione e ha avuto la disgrazia di sentire Bruno Vespa.L’uso delle immagini della ragazza sarà, nei prossimi giorni, il proseguimento con altri mezzi della falsificazione operata attraverso i servizi sui risvegli dal coma (di persone in condizioni totalmente diverse da Eluana Englaro) o con l’utilizzo ossessivo di verbi quali “bere” e “mangiare” (spesso accompagnate da immagini di focacce e bottiglie d’acqua). Per questo è importante guardare bene, cioè in modo adulto e consapevole, quelle vecchie foto.Perché il loro uso e abuso richiamerà un’assenza. Richiamerà l’immagine mancante. Quella di Eluana nel letto di morte. L’immagine che, se solo avesse voluto, Beppino Englaro avrebbe potuto diffondere per mettere a tacere i suoi calunniatori. Non l’ha mai fatto. Non ha voluto farlo. Ma questo, state sicuri, le televisioni del premier non lo diranno.

domenica 1 febbraio 2009

Rassegna stampa 2 - Dall'estero


ROMA (AFP) - Uma piada do primeiro-ministro italiano, Silvio Berlusconi, sobre as dificuldades para evitar o estupro de tantas belas mulheres italianas irritou a opinião pública do país, preocupada com a recente onda de crimes sexuais na península.


Dopo la stampa argentina, ecco la stampa brasiliana che parla del ns. Presidente del Consiglio, che ovviamente ci fà sempre fare delle figuracce, ma soprattutto gli altri sono liberi di scrivere ciò che vedono e sentono, qui no! Sarà forse che non c'è liberta di stampa? Sarà forse che la stampa è in mano di qualcuno che distorce la verità? Vedete un pò voi......


p.s. io lascio il testo in portoghese, a voi l'onere di tradurre


Piada de Berlusconi sobre mulheres bonitas irrita italianos
Seg, 26 Jan, 01h19
"Até em um Estado militarizado ou policial isso pode acontecer. Deveríamos mobilizar tantos soldados quantas belas mulheres italianas. Não conseguiríamos nunca", declarou no domingo à noite ao comentar os recentes casos de estupros em Roma e seus arredores. A declaração de Berlusconi provocou polêmica, sobretudo entre a oposição de esquerda, que a considerou machista e ofensiva.
"São palavras que denotam falta de sensibilidade e de responsabilidade, que ofendem as mulheres", declarou o líder do Partido Democrático (PD), Walter Veltroni.
Para o número dois do PD, Dario Franceschini, Berlusconi se refere às mulheres com uma "vulgaridade inaceitável".
Para Luca Volonté, da moderada União de Centro Democrático (UDC), "Berlusconi pensa que todos os homens italianos são incontinentes e irresponsáveis ou talvez seja uma autodenúncia ante a incapacidade de governar e garantir segurança".
Berlusconi é mestre em provocar escândalos, inclusive de caráter internacional, com suas frases inoportunas, brincadeiras e piadas de mau gosto.
Recentemente provocou o choque mundial ao definir o novo presidente dos Estados Unidos, Barack Obama, como "jovem, bonito e bronzeado", usando um termo preconceituoso para descrever os negros na Itália: "bronzeado".
Berlusconi alega que desta vez fez uma homenagem à beleza das mulheres italianas, com "senso de humor".
Muitas piadas do premiê italiano são dirigidas às mulheres, como na ocasião em que recomendou que casassem com milionários para resolver os problemas de trabalho precário.