giovedì 26 febbraio 2009

Le ronde, affare della destra. Girano truppe Nere e Verdi

Il 10 novembre, al primo giorno di ronda, Lucia Spinato Corazza comunicò ai vigili sulla frequenza Special 5: «Qui al parco i problemi più grossi sono i cani e qualche ragazzo maleducato che usa i giochi dei bambini». Trasmetteva da un quartiere periferico di Verona, la città di Flavio Tosi e della Lega. Per questo, la più zelante in materia. E i successi vennero subito confezionati per la stampa: «Oggi gli assistenti civici (sic!) hanno messo in fuga tre posteggiatori abusivi di colore».Lo zelo, si diceva. Troppo. Comunicato stampa dello stesso comune, due settimane dopo: «L’Amministrazione, con una lettera del comandante della polizia municipale Luigi Altamura, ha chiesto all’Associazione La Cancellata di provvedere a non utilizzare più per la Vostra aderente Sig.ra Lucia Spinato Corazza». Sempre lei, la caposquadra, “denunciata” da un cittadino veneto che si era visto porgere un volantino della Lega Nord.Ronde e propaganda: sono cronache dell’Arena, il quotidiano della città veneta ma la politicizzazione della sicurezza è l’affare che mette in competizione i partiti della destra. La Lega vuole monetizzare: sono i pionieri di questa pratica (cominciarono nel 1995 a Voghera con le ronde padane) e sono i risarciti di questo decreto legge governativo. È per loro, prima ancora che per i cittadini: «Con quei soldi - 100 milioni - si potevano assumere 3 mila agenti e assicurare gli italiani in modo più appropriato» ha fatto presente Enzo Letizia, segretario nazionale dell’associazione funzionari di polizia.Si è preferito battere la strada dietro ai politici del Carroccio, di An, della Destra di Storace, e degli estremisti di Forza Nuova e Fiamma tricolore. «Credevamo superati questi tempi», si allarmano i sindacati di Polizia in un documento unitario, «questa è la resa dello Stato. Le ronde saranno inutili». Questo epitaffio per ora è avvalorato dai fatti: nessun dato ufficiale testimonia una diminuzione dei reati nelle zone già pattugliate dai volontari. Sono comparazioni acerbe, ma a Verona i reati erano già calati del 25% nell’anno precedente all’inizio delle ronde, e se Milano vanta da parte dei suoi “angeli di città” ben 357 interventi in due mesi bisogna considerare che si tratta spesso di segnalazioni contro il degrado urbano. Proprio i city angels milanesi «sono il modello» delle ronde a venire, quelle istituite per decreto legge. «Una cornice normativa che per concretizzarsi dovrà essere specificata», per il prefetto di Firenze Andrea De Martino, «ed è davvero prematura ogni iniziativa operativa sul territorio», con l’impiego di chissà chi.Questo è il punto: in sostanza il decreto per ora serve solo a “legittimare” la filosofia del fai-da-te, con ricaschi pericolosi, se è vero che la questura di Padova ha dovuto revocare il porto d’armi sportivo ad alcuni imprenditori che nottetempo uscivano di pattuglia e quando potevano s’addestravano al poligono con armi da guerra: kalashnikov, fucili d’assalto e pistole. Questi “assistenti civici” adesso hanno il gradimento del governo. Che si allinea alla battuta degli Skinheads di Verona: «Bisogna difendersi da soli, lo diciamo da vent’anni». Altro non si capisce: chi seleziona chi, e come: per esempio, la Toscana ha a disposizione un esercito di volontari, attivi in 3 mila e 500 enti: sarebbero tagliati fuori dal decreto. A Verona basta «un breve corso formativo», e sono «quasi tutti ex appartenenti a forze di polizia o corpi di vigilanza». Per ora si ragiona per prassi e per «quasi tutti...».Se il decreto è fumoso, e serviranno altri sessanta giorni per chiarire ambiti operativi e requisiti non si capisce come faccia la Lega a promettere entro un mese ronde operative in tutto il Nord, come se interpretasse i decreti legge come sanatorie. E così tutto questo agitarsi, simulare, annunciare dai vari municipi e quartieri d’Italia ha il solo scopo di mettere una bandiera politica - nera o verde - sopra questa guerra all’insicurezza. Con posizioni perfino paradossali: dalla Marca, cuore verde, il prosindaco di Treviso Giancarlo Gentilini - mai secondo a nessuno in stravaganze - ha sempre ritenuto insensate le ronde, e non le ha mai istituite.«Perché no?» si domanda invece pochi chilometri più a nord il sindaco democrats di Pordenone. Meno dubbi attraversano i pensieri della Fiamma Tricolore di stanza a Trieste, che ha già informato su prossime brigate di pattuglia intitolate alla memoria di Ettore Muti, gerarca fascista, aviatore dell’impresa fiumana narrata da D’Annunzio. Mentre a Roma per ora si ricorda l’ardita azione delle sei ragazze capitanate da Stefano Ambrosetti, pasdaran di Storace: l’altra sera all’Eur - bazzicando fra il laghetto e i parcheggi - scoprirono una vecchia Panda rossa assai sospetta.

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