martedì 31 marzo 2009

Marco Travaglio a Monteforte d'Alpone 1.4.2009 (e non è un pesce)



Con l’annuncio di Silvio Berlusconi di voler cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza si è giunti al culmine di un’escalation, iniziata tre lustri fa, che porta dritto e di filato a una dittatura di un solo uomo che farebbe invidia a un generale birmano.Da un punto di vista formale la cosa è legittima. La nostra Carta prevede, all’articolo 138, i meccanismi per modificare le norme costituzionali. Ma farlo a colpi di maggioranza lede i fondamenti stessi della liberal-democrazia che è un sistema nato per tutelare innanzitutto le minoranze (la maggioranza si tutela già da sola) e che, come ricordava Stuart Mill, uno dei padri nobili di questo sistema, deve porre dei limiti al consenso popolare. Altrimenti col potere assoluto del consenso popolare si potrebbe decidere, legittimamente dal punto di vista formale, che tutti quelli che si chiamano Bianchi vanno fucilati. Ma la Costituzione non ha abolito la pena di morte? Che importa? Si cambia la Costituzione. Col consenso popolare. Elementare Watson. Senza contare che a noi la Costituzione del 1948 va bene così, e non si vede un solo motivo per stravolgerla (altra cosa è qualche ritocco sporadico per aggiornarla). Com’è possibile che in una democrazia si sia giunti a questo punto? Non fermando Berlusconi sul bagnasciuga, permettendogli, passo dopo passo, illiberalità e illegalità sempre più gravi. Prima il duopolio Rai-Fininvest (poi Mediaset) che è il contrario di un assetto liberal-liberista perché ammazza la concorrenza e in un settore, quello dei media televisivi, che è uno dei gangli vitali di ogni moderna liberaldemocrazia. Poi un colossale conflitto di interessi che si espande dal comparto televisivo a quello editoriale, immobiliare, finanziario, assicurativo e arriva fino al calcio. Quindi le leggi “ad personas”, per salvare gli amici dalle inchieste giudiziarie, “ad personam” per salvare se stesso, il “lodo Alfano”, che ledono un altro dei capisaldi della liberaldemocrazia: l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Infine una capillare, costante e devastante campagna di delegittimazione della Magistratura non solo per metterle la mordacchia (che è uno degli obbiettivi, ma non l’unico e nemmeno il principale della cosiddetta riforma costituzionale), ma per instaurare un regime a doppio diritto: impunità sostanziale per “lorsignori”, “tolleranza zero”, senza garanzia alcuna, per i reati di strada, che sono quelli commessi dai poveracci.Presidente del Consiglio, padrone assoluto del Parlamento e di quei fantocci che sono i presidenti delle due Camere, padrone assoluto del centro-destra, se si eccettua, forse, la Lega, padrone di tre quarti del sistema televisivo, con un Capo dello Stato che assomiglia molto a un Re travicello, Silvio Berlusconi è ormai il padrone assoluto del Paese e si sente, ed è, autorizzato a tutto. Recentemente ha avuto la protervia di accusare le reti televisive nazionali, che pur controlla nella stragrande maggioranza (ieri, in presenza del suo inquietante annuncio, si sono occupate soprattutto della neve), di “insultarlo”, di “denigrarlo”, di essere “disfattiste” (bruttissima parola di fascistica memoria), di parlare troppo della crisi economica e quasi quasi di esserne la causa (mentre lui, il genio dell’economia, non si era accorto, nemmeno dopo il crollo dei “subprime” americani, dell’enorme bolla speculativa in circolazione).Poi, non contento, ha intimidito i direttori della Stampa e del Corriere (il quale ultimo peraltro se lo merita perché ha quasi sempre avallato, con troppi silenzi e qualche adesione, tutte le illegalità del berlusconismo) affermando che devono “cambiare mestiere”.Questa escalation berlusconiana ci spiega la genesi del fascismo. Che si affermò non in forza dei fascisti ma per l’opportunismo, la viltà, la complicità (o semplicemente per non aver capito quanto stava succedendo) di tutti coloro che, senza essere fascisti, si adeguarono.Ma sarebbe ingeneroso paragonare il berlusconismo al fascismo. Ingeneroso per il fascismo. Che aveva perlomeno in testa un’idea, per quanto tragica, di Stato e di Nazione. Mentre nella testa di Berlusconi c’è solo il suo comico e tragico superego, frammisto ai suoi loschi interessi di bottega.Una democrazia che non rispetta i suoi presupposti non è più una democrazia. Una democrazia che non rispetta le sue regole fondamentali non può essere rispettata. A questo punto, perché mai un cittadino comune dovrebbe rispettarla, anziché mettersi “alla pari” col Presidente del Consiglio? “A brigante, brigante e mezzo” diceva Sandro Pertini quando lottava contro il totalitarismo. O per finirla in modo più colto: “Se tutto è assurdo”, grida Ivan Karamazov “tutto è permesso”.

Massimo Fini

Marco Travaglio

giovedì 19 marzo 2009

sabato 14 marzo 2009

ANCHE LA DESTRA CANDIDA UN TRANS - FINE DI UN'EPOCA?


SALERNO- Un po' come stagioni dell'anno anche le categorie culturali non sono più quelle di una volta. E il luogo comune trova ora nuove conferme. Succede infatti che la “machissima” Alleanza nazionale abbia deciso di candidare al Consiglio provinciale di Salerno un transessuale rompendo definitivamente l'argine di pregiudizi da una parte e dall'altra. Lei -anche se sui documenti è ancora “lui”- si chiama Martina Castellana (nella foto), di professione dermatologo in servizio presso l'Asl Salerno/2.
L'ha scelta personalmente il candidato presidente all'amministrazione provinciale della seconda città della Campania, quell' Edmondo Cirielli, presidente della Commissione Difesa della Camera, notoriamente inflessibile e militaresco almeno nell'impianto della sua azione politica, divenuto famoso in Italia per via della legge cosiddetta “ex Cirielli”. E' Martina stessa a dirlo quando in una intervista che uscirà oggi nell'edizione locale del Mattino di Napoli dice «Mi ha voluta Cirielli che mi stima come professionista e di questo lo ringrazio. Devo molto a lui, ha visto in me una persona che ha agito con coerenza nella vita e ha remato contro alle tempeste». Sarà inserita nella lista “Alleanza per Cirielli”, una delle tante dell'armata che il battagliero parlamentare originario dell'Agro nocerino-sarnese ha messo in campo per ribaltare un quindicennio a guida centrosinistra: il suo è anche un collegio popoloso ed importante, il numero 2 del centro storico della città. Si vociferava di un suo impegno diretto in politica ma tutti pensavano che il luogo naturale fosse quello più o meno antagonista. Invece no e, laddove meno te lo aspetti, ti ritrovi con un risultato rovesciato. E' il dermatologo stesso a chiarirlo: “Sto con la destra da sempre. Un mio zio, Franco Di Marino, fondò la prima sezione di An a via Roma. Sono di destra anche se la sinistra mi aveva illuso facendo qualche promessa. Poi ho capito che la sinistra è solo capace di strumentalizzazioni». Se lo dice lei/lui a questo punto c'è da crederci sul serio. E il machismo, il “fascismo”, la discriminazione sessuale? Martina non conosce mezze misure: «Tutti luoghi comuni: ho trovato rispetto e grande attenzione. Nella destra ho trovato donne di valore come Mara Carfagna che hanno fatto cose importanti, che ascoltano, che sanno dare spazio. La conosco come politica e di lei ho grande stima e rispetto: è una persona eccezionale”.
Altro da aggiungere? Almeno Luxuria aveva qualcosa da dire....costui/ei ha solo qualcosa in più da "dare"

mercoledì 11 marzo 2009

Mangano & manganello

Nell’ultimo anno il cavalier Benito Berlusconi ha comunicato che: 1) la sua Augusta Persona non può più essere sottoposta a processo penale, qualunque reato commetta; 2) se una sentenza della Cassazione non gli garba, lui la cambia per decreto; 3) se il capo dello Stato non firma il decreto, è un ostacolo alla governabilità; 4) se la Costituzione gli impedisce di decretare su quel che gli pare, bisogna cambiarla anche a colpi di maggioranza, anche sciogliendo le Camere e «tornando al popolo». Ora ribadisce che 5) il Parlamento gli fa perder tempo, con tutti quei deputati e senatori (peraltro in gran maggioranza nominati da lui con finte elezioni) che non si sa mai come voteranno e propone 6) di far votare solo i capigruppo per evitare «sorprese». Ci sarebbe pure la Costituzione, che prevede il voto del singolo parlamentare «senza vincolo di mandato», ma che sarà mai. Intanto 7) i giudici che indagano o arrestano o scarcerano chi non vuole il governo vengono immantinente visitati dagli ispettori di Al Fano. E 8) le strade sono pattugliate da militari e ronde di partito, embrione della nuova Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. E 9) le banche finiscono sotto controllo dei prefetti, cioè del Ministero dell’Interno. E, per chi protesta, è alle viste 10) una forte riduzione del diritto di sciopero. E 11) il governo prepara norme-bavaglio per la stampa e per i blog. E 12) pretende di scegliersi anche il presidente della Rai, che spetta all’opposizione. Domanda ai fini dicitori che invitano sempre a non demonizzare: ci dite, gentilmente, come si chiama questa roba qua?

lunedì 9 marzo 2009

Acli e Social card «Si faccia un decreto per cancellarla»

Dall'Arena del 9/3/2009

VISTO???? Brava gente abbiamo che ci "governa"! Pura demagogia e sfacciataggine! Dire LADRI e BUGIARDI è troppo scontato! Ma...perchè ci lamentiamo? Mal che si vuole non duole!! Siamo un popolo di masochisti e vittime dei mass-media (ovvero di Berlusca).

Oltre 200mila social card attendono ancora la ricarica promessa dal Governo. «Agli sportelli delle Acli, giornalmente assistiamo ad una vera e propria processione di pensionati che, offesi ed arrabbiati, ci chiedono spiegazioni», afferma Francesco Roncone, segretario provinciale della Federazione Anziani e Pensionati di Verona, l'associazione sindacale delle Acli.«Si moltiplicano le umiliazioni dei pensionati nel momento in cui si presentano alla cassa dei negozi e scoprono di avere la social card vuota, così, spesso», aggiunge Roncone, «sono costretti a rinunciare ai loro acquisti. Nel Basso veronese o nei piccoli comuni montani è praticamente impossibile usarla: essendo una carta bancomat, necessita delle postazioni Pos per registrare i pagamenti e in queste piccole realtà spesso non ci sono».Secondo Roncone è ora che il buon senso prevalga e i soldi promessi ai pensionati meno abbienti arrivino direttamente sulla pensione. «La carta ha mostrato tutti i suoi limiti», continua Roncone, «e così la carta acquisti rimane una beffa colossale costata alle tasche dei contribuenti più di 10 milioni di euro, un regalo a uno dei colossi delle carte di credito».Dovevano essere 1,3 milioni le persone a beneficiare delle 40 euro mensile ma, ad oggi, sono state circa 550mila ad aver ricevuto la carta sociale, qualche centinaio nella provincia di Verona e, di questi, solo 200mila possono realmente usarla.«Nessuno ancora», insiste Roncone, «ha ricevuto le 120 euro che il governo aveva garantito per i mesi di ottobre, novembre e dicembre; del decreto chiesto dalle Acli e promesso da Tremonti e Sacconi che avrebbe prorogato di due mesi, al 28 febbraio anziché 31 dicembre, la scadenza per richiedere la ricarica retroattiva non c'è ancora traccia».In attesa di un nuovo decreto che «abolisca l'utilizzo di questa vera e propria carta di povertà», la federazione dei pensionati Acli propone di abolire, tra i tanti requisiti per ottenere la carta, l'età anagrafica. Il 40 per cento di coloro che avrebbero diritto ad averla secondo il reddito, sono esclusi per colpa dell'età, ma è indubbio - prosegue il segretario Roncone - che chi ha 60 o 64 anni viva, comunque, il dramma di non arrivare con la pensione alla metà del mese.

domenica 1 marzo 2009

Stranieri, Polo scrive a Maroni

Lo sceriffo, deve aver avuto qualche problema per continuare con questo tarlo, magari qualche negrone gliel'avrà fatto sentire .....o forse usa lo stratagemma del razzismo per non far fuorviare l'opinione pubblica per le gravi deficienze amministrative e le baggianate che ci propone ogni giorno. (tattica usata dai leghisti in genere).
Cui prodest?
La sua arroganza e prepotenza dovrebbe far riflettere!
Signori politici, perchè lo avete appoggiato? Volete sputtanarvi fino alla fine? Concittadini....siamo così masochisti?

SAN BONIFACIO. Lettera al ministro dell'Interno sulla concessione della residenza a immigrati pregiudicati e sulle autocertificazioni a scuola In attesa di chiarimenti il sindaco ha sospeso l'iter delle domande considerate dubbie.

Il sindaco Silvano Polo, sulle residenze agli stranieri pregiudicati, scrive al ministro dell'Interno, Roberto Maroni e, in attesa di una risposta, sospende l'iter delle domande di residenza. «Si deve concederla a cittadini stranieri pregiudicati e condannati, quand'anche in possesso di permesso di soggiorno? E' ininfluente il fatto che cittadini stranieri redigano autocertificazioni mendaci ed è condivisibile che le scuole comunali debbano accogliere indiscriminatamente minori, irregolari, non residenti, in qualche caso clandestini?».Sono le domande che Polo ha girato al ministro in seguito alle risposte ricevute dalla Questura e dal dirigente regionale del ministero dell'Istruzione relativamente a due questioni. La prima riguarda la richiesta di informazioni, inoltrata da Polo a Questura e Prefettura, su un «cittadino straniero presunto pregiudicato». Polo chiedeva «se sussistono i presupposti per concedere la residenza a tale persona».La seconda, indirizzata anche ai Carabinieri di San Bonifacio, al dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale e all'Ufficio scolastico regionale, partiva dall'accertamento «che ben 45 minori (elementari e materne) sono iscritti alle scuole pubbliche comunali a seguito di presentazione di false autocertificazioni che dichiaravano la residenza nel Comune mentre non lo sono».Nel primo caso Polo sollevava i propri dubbi «nella considerazione che un cittadino straniero, se reo e pregiudicato, non dovrebbe più avere il diritto al rinnovo del permesso di soggiorno e che, in considerazione della inefficienza constatata nel rilascio di detti rinnovi, si vorrebbe evitare che tali stranieri consolidino altri diritti nel nostro Paese come, appunto, quello di residenza».Nel secondo il sindaco della Liga Veneta puntava il dito contro i dirigenti scolastici, accusati di «scarsissima collaborazione» e di «lassismo» nell'«accettare autocertificazioni false presentate da stranieri» anziché «richiedere il certificato di residenza dell'anagrafe».La Questura ha risposto citando le leggi e spiegando, in pratica, che «una volta accertato che il cittadino straniero è titolare di valido permesso di soggiorno/carta di soggiorno, nessun impedimento di ordine penale può essere opposto dall'ufficiale di stato civile per negare l'iscrizione anagrafica, essendo già stata valutata la sua posizione dall'autorità competente, ovvero il Questore, a determinare la sussistenza dei requisiti per la permanenza in Italia. Di conseguenza, l'eventuale diniego all'iscrizione anagrafica potrà avvenire esclusivamente per carenza di requisiti indicati nelle norme dello Stato, ma alle identiche condizioni previste per gli italiani». Polo si è allora rivolto a Maroni per avere un parere, specificando che «la richiesta di precisazioni sull'applicazione della norma si intende sufficiente per sospendere l'iter delle pratiche di domanda di residenza in corso», una quindicina quelle di persone con precedenti.Infine, la questione delle autocertificazioni false. L'Ufficio scolastico regionale risponde a Polo «che i minori con cittadinanza non italiana devono essere iscritti nelle nostre scuole indipendentemente dalla regolarità del loro soggiorno. Va da sé che non è neppure necessario che le relative famiglie producano certificazioni di residenza o autocertificazioni». Abbastanza, secondo Polo, per far intervenire il ministro.