martedì 23 settembre 2008

Che sparate!

E' inevitabile: quando una persona non capisce niente di economia e di politica, ma basa il suo potere su ignoranza e razzismo, quando le spara, le spara grosse!
Dopo l'aumento dell'addizionale IRPEF comunale, dopo gli svarioni dell'acquisizione dell'ex ospedale che hanno privato il bilancio di una bella fetta di soldi, ora il "Sindaco" vorrebbe inventarsi una nuova tassa. Bravooooo!! A proposito, avete visto che ora per parcheggiare in centro si deve pagare? Andiamo avanti così? Costui promette e mantiene esattamente il contrario! Dovrebbe andare a fare un pò di turni in fonderia...poi capirebbe!

Leggete questo bellissimo e delirante articolo apparso sull'arena del 23/9/08

IL FRONTE DEI SINDACI. Il primo cittadino di San Bonifacio: «L’unica rivendicazione che condivido è la devoluzione del 20 per cento dell’Irpef» Patto di stabilità: Polo invita alla disobbedienza «Emettiamo una tassa di scopo: così si fanno gli interessi dei cittadini» Uscire dalla sperequazione? Va riconosciuto lo statuto speciale al Veneto SILVANO POLO SINDACO DI SAN BONIFACIO

Paola Dalli Cani «Cari sindaci, per amministrare serve un atto di disobbedienza: infischiamocene del patto di stabilità ed emettiamo una tassa di scopo corrispondente ai trasferimenti: solo così si fanno gli interessi dei cittadini». Che il sindaco di San Bonifacio, Silvano Polo, sia uno strenuo sostenitore dell’autonomia veneta non è un segreto per nessuno, tanto più che la fascia tricolore l’ha indossata grazie ai sambonifacesi che hanno votato Liga Veneta. Oggi, dopo settimane di osservazione silenziosa circa il fronte di protesta e di proposta dei sindaci che reclamano più risorse e più autonomia, Polo sbotta: e si rivolge proprio ai sindaci che il 1° ottobre approderanno a Roma per portare le loro istanze al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. «L’unica rivendicazione che condivido è quella della devoluzione del 20 per cento dell’Irpef: ho sottoscritto quel documento, ma io a Roma non ci andrò perchè i nostri interlocutori sono i parlamentari veneti e la Regione, non Roma. Se parte dell’Irpef rimane sul territorio è un’ottima cosa», dice Polo, «ma è solo il punto di partenza: per uscire dalla sperequazione va riconosciuto lo statuto speciale al Veneto, cioè la possibilità di legiferare su materie specifiche». Se passasse l’istanza della devoluzione di parte dell’Irpef, a San Bonifacio arriverebbero come minimo 2,9 milioni di euro, 8 come massimo: «Potrei sostenere le situazioni più difficili del paese, dove ai cittadini lo Stato passa 140 euro pro capite contro i 500-600 euro che ricevono i siciliani», dice. Il vero sasso nella scarpa si chiama però patto di stabilità, «ovvero quell’imposizione che non trova giustificazione giuridica alcuna e che lo Stato ha imposto ai Comuni col solo fine di frenare la crescita del Nord per non ampliare a dismisura la forbice col Sud». Polo ha sotto mano l’intervista con cui il sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti invita i sindaci ad allentare la presa sul patto sostenendo che per uscire dai suoi vincoli bisogna lavorare con l’Unione Europea: «L’unica cosa vera è che il patto è stato imposto dalla Ue ma i Comuni non c’entrano. I loro bilanci, infatti, sono per legge soggetti a pareggio e quindi non possono far crescere i debiti dello Stato: diversamente i sindaci commetterebbero un reato penale. Lo Stato, invece», s’infiamma Polo, «dal 2000 al 2006 ha aumentato del 40 per cento il suo fabbisogno a dimostrazione che nemmeno lui è in grado di ridurre i costi. Si dice che il patto scongiura il dissesto dei Comuni, ma allora perchè quello di Taranto è fallito e tanti altri sono in pre-fallimento? E che diciamo di tutti quei Comuni del Sud che hanno debiti fuori bilancio, vietati per legge?». A dimostrazione di quel che sostiene Silvano Polo torna al Governo Prodi «che, allettato dagli avanzi di amministrazione dei governi del Nord, arrivò a congelarli per legge, due anni fa, per poter fronteggiare la prima emergenza rifiuti». Non teme di essere smentito, Polo, dice di comprendere Giorgetti nei panni di «propagandista della politica centrale», e in qualche modo lancia la sfida: «Dovrebbe occuparsi di queste enormi differenze e se non è in grado di risolverle con il suo Governo, che almeno faccia in modo che anche il Veneto diventi regione autonoma come la Sicilia». E se qualcuno vuole imparare buona amministrazione passi dai Comuni, «gli unici ad essersi mantenuti efficienti nonostante i tagli, gli stessi, come il mio, che da aprile attendono di conoscere l’ammontare dei trasferimenti e che entro fine mese, per legge, dovranno provvedere all’equilibrio di bilancio».

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