giovedì 22 ottobre 2009

Berlusconi: l'accusa e la difesa su Newsweek


Il settimanale americano Newsweek dedica la storia di copertina al primo ministro italiano. All'interno c'è un editoriale che prende le sue difese ma l'articolo di copertina titola, senza mezzi termini: «Silvio, è tempo di andare». L'accusa. L'Italia, scrive Christopher Dickey, non può ancora a lungo affidarsi alle cure del suo «capo playboy». Il giornalista ricorda tutte le vicende degli ultimi mesi. «Silvio Berlusconi ha il record di intimidazioni nei confronti dei suoi nemici, riscrive leggi per i suoi interessi e generalmente mischia il pubblico e con la sua vita privata, un atteggiamento che lo pone in un particolare pantheon tutto italiano. Ma siamo nel 2009 e non ai tempi dei Borgia». E sebbene Il Cavaliere «goda ancora dei consensi del 63% della popolazione italiana». Sebbene «l'opposizione di centro sinistra sia allo sbando» e sebbene «vincerebbe probabilmente le elezioni anticipate» non è detto che Berlusconi sia ancora la cosa migliore per l'Italia: «Solo perché egli può stare al potere non significa che egli debba comunque restarci. E' tempo per l'italia di tirare una riga. Non c'è cospirazione che tenga, per Silvio è tempo di andare. E' solo una questione di buon senso». «Negli Stati Uniti, ricorda il giornalista, c'è un modo di dire: "Amico non lasciare che i tuoi amici si ubriachino". L'ubriacatura al potere di Berlusconi rischia di costare cara all'Italia, ma anche di danneggiare l'Europa e l'Alleanza atlantica». E ancora. «L'Italia è pressata dai problemi con tante strade piene di pericoli nelle quali navigare, da Wall Street all'Afghanistan». E «il businessman Berlusconi è diventato la quintessenza dell'antipolitica». «Le politiche di Berlusconi sono fallite in tutti i campi», secondo Newsweek. Il giornale ricorda che all'inizio degli anni '90 l'Italia era uno dei Paesi europei con le migliori performance economiche, mentre ora è uno dei peggiori»... «Sempre incline a buttarla sullo show piuttosto che sulla sostanza, Berlusconi lavora duro per essere sicuro che le buone notizie siano le uniche che gli italiani vedano. E la tragedia è che l'Italia -una nazione di intellettuali brillanti, artisti, uomini pubblici di talento e business leader creativi - potebbe andare molto meglio» di come in effetti va. Diversi nomi, ricorda il giornale, si fanno già per una possibile successione a Berlusconi: Montezemolo, Fini, Tremonti, Frattini, Draghi. La spallata finale potrebbe arrivare dagli italiani qualunque, secondo Newsweek che conclude citando Umberto Eco. «La risposta - scrive Eco - è semplice. Nel 1931, il regime fascista di Musssolini chiese la fedeltà a 1.200 docenti universitari. Solo 12 rifiutarono e persero il loro lavoro. Questi 12 però salvarono l'onore delle loro università e del nostro paese. Ecco perché dobbiamo dire di no». Ed ecco perché, conclude l'articolo, «l'Italia deve sapere dire di no una volta ancora. E dire a Silvio che è tempo di andare». La difesa. A William Ward, editorialista del Foglio e corrispondente da Londra di Panorama, è affidato l'ampio editoriale che lo stesso numero Newsweek dedica a Berlusconi. Il titolo è «Il coraggioso Berlusconi, una difesa del primo ministro italiano». «Nonostante l'esasperazione dei toni dei commentatori stranieri, scrive Ward, una consistente maggioranza di elettori italiani continua a ignorare i loro avvertimenti sul primo ministro Silvio Berlusconi. Gli italiani continuano a preferire quest'uomo di 73 anni a qualsiasi altro personaggio sulla scena politica italiana. Ward spiega le ragioni per cui accade questo. Intanto, secondo lui, i politici italiani hanno una lunga tradizione nel tenere nascoste le proprie vite private. Con Berlusconi almeno «quello che vedi è quello che hai». L'analista ricorda che nonostante tutte le le intemperanze verbali (è «l'uomo che ha paragonato se stesso a Napoleone e Gesù») gli elettori italiani, hanno in tre occasioni, dagli anni Novanta ad oggi, scelto di farsi governare da lui. il Cavaliere è «l'unico politico del dopoguerra ad avere concluso un intero mandato di 5 anni» senza una crisi di governo. «Questo spiega perché, nonstante una intensa campagna estiva dei media di centrosinistra (che include 3 dei 4 principali quotidiani italiani, uno dei 2 principali newsmagazine , e 2 canali televisivi su sette) la maggior parte degli italiani, secondo i sondaggi ha deciso di non curarsi della storia delle escort e continua a dare fiducia al premier con il beneficio del dubbio». Anche riguardo alla storia dell'immunità, Ward nota che essa non è «una cosa unica nel panorama europeo: molte altre democrazie europee prevedono una forma di immunità simile a quella italiana fino al momento in cui i loro leader restano nel loro incarico».Una figura che divide e che polarizza le attenzioni di tutti «non è necessariamente una cosa cattiva in un paese dove i partiti politici hanno fatto sempre tutti i loro accordi a porte chiuse. Se i giudici riusciranno a farlo dimettere, si metteranno contro almeno metà dell'elettorato italiano. E una crisi costituzionale, conclude Ward, è l'ultima cosa di cui l'Italia in questo momento ha bisogno».
14 ottobre 2009

giovedì 8 ottobre 2009

Il Times: «Ha gettato vergogna sull'Italia, ora deve dimettersi»

«Silvio Berlusconi ha gettato vergogna su se stesso e sul suo paese con le sue buffonate sessuali e i suoi tentativi di evitare i processi. Ora si deve dimettere»: così il Times in un commento intitolato «Gotico italiano» a corredo dell'ampia copertura dedicata alla bocciatura del Lodo Alfano. L'articolo di cronaca titola: «I giudici danno un colpo mortale a Silvio Berlusconi». La vicenda ha grande spazio su tutti i giornali britannici. Dopo la sentenza della corte costituzionale, i processi contro il premier possono riprendere, dice il giornale: «Berlusconi è ora un imputato che affronta un processo penale».

«Berlusconi può restare al suo posto solo se il suo partito e i suoi alleati lo sostengono - argomenta il quotidiano - Ma sarebbero sciocchi a farlo. La disintegrazione della litigiosa sinistra ha convinto molti elettori che non c'è alternativa a Berlusconi, se l'Italia vuole un governo abbastanza forte da farle attraversare l'attuale, seria crisi. Berlusconi può quindi immaginare di essere ancora piuttosto popolare. È la classica auto-illusione di un uomo che si è convinto della propria propaganda, in larga parte portata dai giornali e dalle stazioni tv che possiede. Un'altra cosa che non ha capito è l'inquietudine generata dalla sua vicinanza con Vladimir Putin e Muammar Gheddafi, e il ridicolo che si è gettato addosso con le sue buffonate sessuali. Molti italiani hanno visto le rivelazioni sulle prostitute con indulgente divertimento. Ma il danno alla reputazione del suo paese, simboleggiato dal rifiuto di Michelle Obama di accettare il suo abbraccio, ha iniziato a mostrarsi: i suoi indici di popolarità hanno iniziato a cadere».

«Berlusconi - conclude Times - ha visto questo, così come la vicenda della corte costituzionale, come un complotto ordito dai suoi nemici politici. Non lo era. È nato dalla seria preoccupazione sull'onestà e la capacità di giudizio di un uomo che guida il governo di un'importante democrazia occidentale. Se il processo di Milano ricomincia, Berlusconi deve, come ogni altro cittadino, apparire in aula. Lì potrà esercitare il diritto di ogni cittadino a difendersi contro le accuse. Resta innocente finchè non sarà provato colpevole. Il processo, comunque, sarà un'enorme distrazione dal suo lavoro di primo ministro. Ha tentato di vivere al di sopra della legge; ora essa lo consumerà. È sicuramente il momento che Berlusconi smetta di mettere i suoi interessi prima di quelli del suo paese. Dovrebbe dimettersi».